Giornalista e corrispondente euroscettico da Bruxelles, sindaco conservatore di Londra per due mandati, ministro degli Esteri e, infine, capo dei Tory e primo ministro britannico nominato dopo le dimissioni di Theresa May. La carriera di Boris Johnson ha seguito una linea tutta in ascesa, grazie anche alla sua capacità di divenire una delle figure di primo piano nella politica britannica degli ultimi anni. Noto soprattutto per le sue posizioni pro-Brexit, Johnson è il più famoso tra i cosiddetti “falchi”, vale a dire i “Brexiteers” più intransigenti e meno disposti al compromesso.Dal 1997 è candidato del Partito Conservatore, senza venire tuttavia eletto per la vittoria laburista. La sua figura è resa pubblica per le numerose partecipazioni ai talk show britannici dove diventa famoso per le iperboliche affermazioni, che lo porteranno più volte a rischiare la poltrona una volta eletto nel 2001. Nel 2005 viene riconfermato in Parlamento e nel 2007 corre per i Tories alle elezioni amministrative di Londra contro il sindaco uscente,il laburista Ken Livingstone. La campagna elettorale di Johnson rimarrà famosa per i toni provocatori su sicurezza e trasporti ed il 1 maggio 2008 vince le elezioni con uno strettissimo margine, successo interpretato come reazione alle politiche dell’allora premier laburista Gordon Brown.
Boris Johnson sarà rieletto per un secondo mandato nel 2012, a dispetto della sconfitta dei Tories nelle elezioni mid-term e tornerà in Parlamento tre anni dopo sotto la guida del compagno di partito David Cameron.
Spesso paragonato (sia per le esternazioni che per una certa somiglianza fisica) al Presidente USA Donald Trump, alla vittoria dei sostenitori della Brexit, Johnson parve essere il successore naturale dello sconfitto Cameron. Tuttavia fu colpito da “fuoco amico” quando il compagno di partito e Segretario alla Giustizia Michael Cove annunciò la propria candidatura.
Alla elezione di Theresa May alla guida del governo, Boris Johnson viene nominato Segretario di Stato agli Affari Esteri, carica che vedrà il leader conservatore coinvolto in forti tensioni con la Russia di Vladimir Putin, dopo l’avvelenamento di un’agente russo al soldo dell’intelligence britannica trovato esanime con la figlia a Salisbury. In quel periodo sarà fortemente criticato dalla comunità internazionale e dall’opinione pubblica britannica per la decisione (presa senza il consenso del Parlamento) di far partecipare la RAF ai bombardamenti sulla Siria in reazione al presunto uso di armi chimiche da parte del regime di Assad.
Dopo le grandissime difficoltà affrontate dal governo May nella fase di negoziazione della Brexit con l’Unione Europea, Boris Johnson rimane uno dei più convinti teorici dell’autonomia politico-economica del Regno Unito, arrivando alle dimissioni da Segretario agli Esteri a causa dell’indecisione e della stagnazione del governo conservatore sulla questione dell’uscita del Regno Unito dalla Comunità Europea.
Il 23 luglio 2019 Boris Johnson sconfigge l’avversario Jeremy Hunt alle primarie dei Tories, sostituendo Theresa May e diventando Primo Ministro. I suoi primi obbiettivi, ovviamente, la chiusura dell’affare Brexit, l’unità del Paese e la vittoria sull’avversario Jeremy Corbyn.
Fonti: https://www.panorama.it/news/esteri/boris-johnson-nuovo-primo-ministro-britannico/
https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/boris-johnson-chi-e.html